mercoledì 6 ottobre 2010

Cosa sei disposto a perdere?


Poche ore fà, mentre venivo via da una spiaggia già in ombra alle cinque e mezzo del pomeriggio, per un attimo mi sono fermato a guardarla da lontano, facendo un cortometraggio tutto mio in testa, dove mi rivedevo con una telecamera a filmare centinaia di persone che dormivano, che sorridevano o salutavano o fingevano di dire “non senti che” piuttosto che “tremo mentre canto”. Per un bisogno irrefrenabile ho quindi acceso il mio secondo regista Mac, chiedendogli di mostrarmi a caso quei visi, quelle immagini, quei sorrisi e in un secondo ho ricordato tutti, proprio tutti, anche quelli che nelle immagini non c’erano, anche quelli a cui stavo sulle palle dal primo giorno, quelli che fremevano per tornare a casa (pochi per fortuna) per scrivere quanto fossi/fossimo mediocri e quindi non rosicare ancora troppo per i 1500 € spesi bene, ma sempre troppi per ammettere di averli spesi bene e troppo in fretta per una settimana in Paradiso. Poi ho rivisto tutti i bimbi o quasi di “Ci devi fare un goal” e piangere è stata l’unica reazione a cui non sono stato capace di sottrarmi perché troppa vita, troppa gioia, troppo amore era in quelle creature con le magliette della Juve o della Roma che neppure sapevano chi fosse Francesco Baccini, che ringrazio ancora di cuore per aver scritto una poesia di musica e note che dal primo istante ho immaginato accostata a dei bambini in vacanza sotto il sole. Quindi, quasi naturalmente ho cliccato play su Mi fido di Te, altra poesia con dentro pugni e carezze che si specchia come nessun altra dentro a questi mesi di sudore, difficoltà, delusioni, amarezze, risultati sempre striminziti che rimbalzavano in un attimo dentro a strette di mano e abbracci e lacrime e fotografie di gente che non vuole lasciarti che non riesce a lasciarti e che quei 1500 € magari li spende ancora e di nuovo proprio perché ammettere di essere stati bene una settimana in Paradiso, non è una cosa che sanno fare proprio tutti. Questa ennesima stagione egiziana ha impacchettato i miei 33 anni, consegnandomi un mappamondo nuovo con una crocetta sull’egitto e sotto scritto “BASTA”; rilasciandomi un attestato di garanzia scaduto di chi, ahimè, prenderà strade differenti e pericolose dopo qualche anno di passi assieme e sforzi e tanto altro, insegnandomi ancora una volta che il principio del dare/avere non è come la legge uguale per tutti, o che forse tutti, non hanno avuto per sfortuna, la mamma ed il papà che ho avuto io quando seduti al parco o in attesa dal dottore o al primo giorno di scuola, mi spiegavano cosa fosse una mano o una carezza o il rispetto o la fiducia.
Ma in tutte le nuvole veloci ed incazzate si intromette il sole sempre, e per fortuna invece con nuovi stimoli, nuove conferme, nuovi volti, nuovi sorrisi vicino a quelli consolidati dal sole già andato che un posto in prima fila alla tua vita ce l’hanno ormai da un pò perdendosi poco e niente o alla peggio, registrandosi le puntate per vederle poi sul divano il sabato pomeriggio mentre fuori piove. Continuo a farmi domande, questo mi fa stare bene. Continuo a guardarmi allo specchio e vedo qualche ruga che proprio il sole andato ha firmato sulla faccia, mi fa bene anche questo. Continuo a studiare le persone, a sforzarmi di regalare quello che c’è dietro a questi fogli per un motivo preciso che non è esibizionismo ne narcisismo ne tutte le cazzate che qualcuno ha scritto perché io ero o dovevo essere il capo espiatorio di quei cazzo di 1500 €. L’amore per la gente incondizionato, da un bimbo di 5 anni ad una casalinga di 47, da un imprenditore di 62 ad un pensionato di 90 anni è il mio prezzo personale che non sono disposto a perdere per quel contatto, quella vita che tutti si portano addosso e di cui io sono portatore sano. Martedì prossimo lascerò Marsa Matrouh e l’Egitto e gli egiziani e la musica araba e la loro puzza che solo loro sono capaci di generare e archivierò in un cassetto questi cinque mesi allucinanti di fatica e amore in mezzo al niente, portandomi in tasca con la sabbia tutti quei sorrisi, quelle strette di mano, quelle lacrime, quelle foto e quelle parole belle ed importanti per cui mi alzo la mattina, che mi rendono fiero e uomo davanti allo specchio troppo alto del bagno della mia stanza egiziana del cazzo.

Cosa sei disposto a perdere?

Se fossi un altro,
di certo millecinquecento euro.