lunedì 9 dicembre 2013

ZeligUno

Stasera, un attimo prima di entrare in scena, d'un tratto, guardandomi ai piedi quei mocassini marroni comprati dai cinesi per ben 6 euro, ho realizzato davvero dove fossi, che cosa stessi facendo e per chi. E' quasi un anno che non scrivo qui e in 11 mesi è successo un mondo di cose la fuori e qui dentro, molte, moltissime belle e di questo sono grato a chi Sù in Alto, ogni tanto con la testa mi dice Si. Stasera, su quei gradini dello Zelig in Viale Monza Centoquarata a Milano, con Gino Vignali alla mia sinistra che prendeva appunti, subito dopo Massimo Bagnato che tante volte mi aveva fatto ridere su youtube o su chissà quale divano, realizzavo che stavo per registrare la mia prima puntata in una trasmissione televisiva. In prima serata. Da comico. A Zelig. Ero l'ultimo della serata, nell'ultimo blocco, in modalità "ZeligOff" ormai visto l'orario in cui passerò, ma appena uscito ho realizzato che quando senti di essere davvero lì per la gente, che tu esca alle nove o a mezzanotte, non importa più. E' andata bene, strabene, benissimo. Ma sticazzi, era una prova. La generale. Domani le telecamere, la regia, le luci, le ansie di tutti che ti arrivano addosso e le ansie tue su quelle degli altri. Eppure sono sicuro succederà di nuovo: arrivi lì e cambia tutto; vedi tutte quelle sagome che da te si aspettano qualcosa che gli faccia dimenticare quanto presto suoni la sveglia il giorno dopo, quanti pochi soldi ci siano in tasca sotto Natale e che bisogna metter su le gomme da neve. (io per esempio non ce le ho) Fare ridere è una roba strana, ed io proprio non pensavo che sarei arrivato fino qua. Quando due anni fà ho fatto il provino per ZeligLab a Rozzano, non mi avevano neppure preso. Non voglio essere patetico come spesso a volte riesco ad essere quando non scrivo minchiate, ma segnare un punto di partenza (mica d'arrivo) così importante, ti lascia quella sensazione di uno schiaffone dato a fin di bene, quel voler piangere per poi ridere, quel ricordarsi che ormai sei diventato grande per poi dirsi, non così tanto. Eviterò di ringraziare tutti prima del tempo perchè ancora non è morto nessuno (grattata), ma vado a dormire pensando che domani, e cioè oggi vista l'ora, il mio Corrado non è più un'idea ne uno che sta aspettando gli accada qualcosa. Perchè invece, sta succedendo. Ora.

mercoledì 23 gennaio 2013

La Legge è uguale per tutti (Maybe)

A cominciare da me, gli ultimi giorni sono stati un susseguirsi di battute e di ironia e simpatia su questa storia di Fabrizio Corona che scappa e lascia il Paese il giorno di una condanna. L'idea che fosse davvero entrato in una palestra e che i poliziotti avessero "perso le sue tracce" come in un film di Lino Banfi, che fosse fuggito non si sà dove e che non l'avremmo mai più rivisto, diciamocelo: piaceva a tutti, questa storia aveva preso tutti. E quando dico tutti, non parlo solo di quelli che hanno pagato 30 euro in discoteca per farsi una foto col Fabri, ma anche quelli che Corona lo hanno avuto sempre sui coglioni ed ovviamente quelli che attorno a Corona c'hanno mangiato bevuto e digerito allegramente. Finite le risate per una storia tutta da ritoro, mi rendo conto solo ora che da ritoro c'è poco, pochissimo, e che invece il tutto è di una tristezza epocale. Corona, che non è decisamente il figlio che vorresti avere sullo stato di famiglia, è uno che se n'è sbattuto le palle sempre di tutto e di tutti, che delle regole e della legge non ha mai avuto paura ne premura e che ad un passo dal carcere ci tiene a sottolineare che non scappava da nessuna parte, che non hai mai pianto e che non ha paura di nessuno. Il gangaster tatuato, con i soldi e l'Hammer sporco, che girava nudo alle Maldive con una figa spaziale (credo si chiamasse Belen), scappa. Si sente perseguitato e scappa. Eppure, nella follia di un gesto così, non c'è solo del marcio. C'è da chiedersi perchè uno come Corona si prenda 5 anni di carcere per una foto di cui Trezeguet forse manco si ricorda. C'è da chiedersi come mai i suoi processi che hanno definito anche in Cassazione le sue condanne una dietro l'altra, abbiano viaggiato alla velocità della luce. La verità è che in quella macchina che portava Corona in Portogallo, c'era anche l'incazzatura di moltissimi italiani delusi da un'altra macchina, quella giudiziaria, che funziona a classi sociali, politiche ed empatie/simpatie, quasi come il televoto quasi sempre tarocco. Fossi stato te Corona, non sarei mai piu tornato. Ne avrei lasciato Belen ne avrei fatto tutte le stronzate che hai combinato, ma io e te abbiamo avuto genitori diversi e meno male. Mia mamma non avrebbe mai detto: 'è colpa delle donne che ha avuto', mia mamma veniva a prendermi con mio padre anche in India con la seicento e dopo una vagonata di botte mi portava dritto in questura. Quello è il primo Tribunale della vita, quello che ti insegnano i tuoi gentiori: poche cazzate. E allora te lo voglio dire Fabrizio: sei un coglionazzo. Perchè per la magistratura italiana quelli come te sono come il sushi a pranzo, sono un alibi per distrarci da tutto quello che fanno a cazzo con chi ruba soldi pubblici da sempre, con chi strupra e ammazza, per strada, sulle navi e sulle strisce pedonali. Quindi se ce l'avevi con tutti e volevi cambiare un Paese di merda non pagando l'autostrada, bhè hai capito male, anzi scusami, ma in realtà di questo Paese tu non c'hai capito proprio un cazzo. Click

mercoledì 9 gennaio 2013

Ci risiamo

Se n'è andato un altro anno. Un altro anno in cui qui ho scritto poco, un altro anno in cui ovviamente almeno la metà di tutti i buoni propositi sono andati dove volevano loro. L'altra metà di fatti, hanno dichiarato un duemila12 importante che ha battezzato la mia vita a tempo indeterminato qui a Milano e lontana dagli infradito, fatta eccezione per una parentesi estiva in un villaggio di cui non ricordo il nome, in una terra di cui non ricordo il nome da cui si evince che lì, sono stato proprio bene. Il 2012 ha raccontato di cotte e di crude, di bionde e di brune, andate e sperdute, di super innamorate e cretine imbambolate, di allucinazioni variegate e sparizioni ingiustificate. Faccio una pausa che sono finito in un tunnel di rime pericoloso. Difatto l'amore nel 2012 mi ha raccontato un sacco di bugie, mettiamola così. Quello che più è preoccupante, è che io gli credo talmente tanto all'amore, da scambiarlo troppo spesso per un calesse di seconda mano, che alla fine a parte il conto dal fioraio, lascia le spine e basta. Ma sono fiducioso e non perchè la D'Urso dice che tanto poi esce il sole (viviamo a milano e si sà che è una cazzata); fiducioso perchè la vita è fatta di fasi e di momenti ed io probabilmente sto mettendo a fuoco ancora dell'altro per esser pronto a vivere la mia Dirty Dancing. Per evitare l'anno prossimo di risindacare a me stesso d'aver scritto poco e non aver mantenuto fede a nessuno dei buoni propositi, mi convinene dirlo subito: io sono pigro e scrivo poco, se non lo fossi stato avrei già pubblicato almeno due libri che nessuno avrebbe comprato (mah, se vende la D'Urso) da tenere sul comodino per togliere superficie calpestabile alla polvere. E invertiamo anche la tendenza sui propositi, pochi ma buoni. A cominciare dalle persone Ale, poche ma buone, le vogliamo intelligenti e funzionali quanto leali e sincere: altrimenti per me è no. Anche con le donne Baldi, ma bastaaa con sti cazzo di fiorellini e bigliettini e messaggini e filmettini e i perchè non scrive, fatti invitare a cena da Ferradini che lui ne capisce! L'obiettivo alebaldi, è quello di scrivere uno spettacolo tuo, vero, che faccia ridere e dia un senso a ciò che di buono è stato fatto fino ad oggi con il laboratorio Zelig di milano, una delle cose più fighe dell'anno che se n'è andato. Tanto alla fine si sà già, comprerai ancora fiori e bigliettini colorati, fatti prima o poi, per restare e non andare. Uelà, sigla!