Il mio aereo sta volando ora sul Tirreno molto blu e Roma qui sotto si allontana. Quando sfilo in volo attraverso le nuvole, spesso mi chiedo che vita farà quella nuvola, dove se ne andrà, quanto cielo dovrà attraversare e se gli dà un po fastidio che un pezzo di acciaio con le ali gli passi in mezzo, sotto e di fianco. Ieri pomeriggio ho praticamente firmato e sottoscritto il mio ritorno nei villaggi turistici. Dopo un inverno che doveva curare le ferite di Marsa Matrouh, ho cercato di mettere in ordine i fogli e provare a restare qui, nel mio Paese che ha 150 anni appena compiuti e che al contrario delle aspettative mi ha cullato e coccolato, riportandomi alla vita normale, quella del cappotto addosso e gli infradito in soffitta. Sono stati mesi intensi, mesi in cui ho imparato e capito, sbagliato, sorriso, sono andato, partito, tornato, ho visto gente che conoscevo e gente che ho conosciuto, ho stretto mani preso abbracci e schiaffi forti.
Per questo ho scelto di restare in Italia, di non compromettere l’equilibrio che con l’Italia stessa ho trovato in questi mesi e a cui ho promesso di non voltare le spalle nonostante tutti i casini che senza volerlo abita. Mi piace pensare sarà l’ultima stagione perché “in Italia ho cominciato e in Italia smettero’” mi sono detto sempre, ma questi mesi con la valigia in giro più che mai, mi hanno insegnato che fare progetti a così lunga durata, in questo momento nel mondo, è abbastanza rischioso. E per quanto io voglia programmare, organizzare e pianificare, mi sono arreso ai consigli spassionati della vita di ogni giorno: un “mangia prega ama” auto censito per trovare la strada giusta. L’Italia non è cattiva e ci ama. L’Italia di Benigni a cavallo, l’Italia degli spaghetti al pomodoro, della Pizza e dei treni in ritardo, del Colosseo in mezzo al traffico impazzito, delle scale mobili tra la nebbia frettolosa di Milano, delle orecchiette baresi o della piadina romagnola; tutte piccole fortune che abbiamo attorno ogni giorno senza accorgercene più. Queste parole non nascevano per fare l’ennesima celebrazione dei 150 anni tricolore, perché tutto questo, noi ce l’abbiamo da sempre e trovo assurdo pensare che si senta il bisogno o la necessità di sentirsi tanto italiani solo ora per un compleanno, solo per distrarsi dall’incazzatura perchè il Cavaliere sia andato giusto un po’ a puttane e tutti pensano di andarci (quindi) con lui. Io scelgo l’Italia comunque, perché niente è finito, nulla è perduto e gli scandali e gli errori e le stronzate succedono da sempre e sempre continueranno ad esistere. Scelgo di amare questo Paese e lavorarci quest’estate dopo anni, in un Paradiso terrestre che è meglio delle Maldive: il Parco Nazionale dell’Asinara, vicino all’incantevole Stintino. Cambieranno tutti gli spettacoli, cambieranno anche tutti gli staff tranne la mitologica Enrica, che ha aspettato un inverno intero che decidessi che cosa fare e per questo, le dovrebbero affidare almeno uno, dei Regni delle due Sicilie. Ho voglia di tornare in mezzo alla gente, di salire sul palco per vedere occhi lucidi e sorrisi, di prendermi cura di 25 animatori a cui insegnare come sempre tutto quello che di buono so fare, sperando da lontano che chi dopo anni ha lasciato la mia strada per un'altra, possa far tesoro degli anni passati assieme. Sotto di me nel frattempo Roma è diventata Milano e devo spegnere tutto, dice lo Stewart.
Io pero’, Stewart, voglio ringraziare tutti gli amici vecchi e nuovi, che in quest’inverno importante mi hanno ospitato, aiutato, aspettato e spero capito. A loro, con tanta gratitudine và un abbraccio sincero e l’invito di venirmi a trovare in quella che sarà casa mia per 4 mesi. Il Villaggio si chiama Le Tonnare (www.letonnare.it) e si trova vicino a Stintino, appunto, in Sardegna.
Io Vi Voglio molto bene. Tanto quanto i nostri tre colori.
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